venerdì 3 maggio 2019

La scelta di Arianna

A giugno 2018 ho terminato l’ultimo anno di liceo classico e mi sono trovata davanti ad un grande bivio: scegliere una facoltà ad esclusione oppure cercare un’esperienza lavorativa che potesse aiutarmi a capire e scoprire qualcosa in più di me stessa fuori dalla mia “comfort zone”.
Ho deciso così, durante l’estate, di cercare un progetto di volontariato in campo educativo o ambientale ed ho iniziato a mandare svariate candidature per progetti di Servizio Volontario Europeo (in Europa).
Tra le varie ricerche ho incontrato anche la possibilità del Servizio Civile Nazionale all’estero e, oltre alle candidature in ambito europeo, ho fatto domanda per un progetto in Madagascar non essendo richiesta nessuna competenza specifica, a parte la lingua francese.
Mi sono presentata poche settimane dopo nella sede della ONG di riferimento e non avendo io alcuna aspettativa a riguardo, ho messo in chiaro che probabilmente non ero la figura adatta a coprire il ruolo ricercato. Si era così chiuso per me il capitolo del Servizio Civile senza alcun rimorso.

E quindi come sono arrivata a fare parte di un progetto di Servizio Civile in Cameroun?!
Effettivamente tre mesi dopo la mia candidatura al servizio civile nessun bando SVE mi aveva richiamata: avevo cominciato a fare qualche lavoretto saltuario, mi ero avvicinata ad alcuni progetti nel sociale con gruppi di giovani di Bologna e stavo pensando di intraprendere a settembre 2019 un percorso universitario, insomma mi ero ricreata un nuovo quotidiano, anche se non era andata via la speranza di partire per un’esperienza all’estero.
Ero quindi in attesa dell’arrivo di un'esperienza ma non sapevo bene come orientarmi per trovarla.

Durante un breve soggiorno fuori casa, in un momento inaspettato, mi è arrivata una chiamata da un numero sconosciuto con il prefisso di Roma. Ho deciso, come di norma faccio, di richiamare il numero e la voce che mi ha risposto era quella di Monica, la responsabile di Servizio Civile per AVAZ, una ONG romana a me ignota, che mi chiedeva se ero disposta a partire e lasciare la mia quotidianità, i miei punti di riferimento le mie certezze e incertezze da ventenne, per imbarcarmi in una nuova avventura in terra africana.
Sono rimasta un po’ scossa sul momento: non era assolutamente nei miei piani di andare a vivere per un lungo anno in un posto tanto lontano e quindi ho chiesto a Monica qualche giorno per pensare alla proposta.
Sono andata subito a vedere cosa fosse Villaggio Fraternité e ho trovato il video delle ex-civiliste sul loro servizio civile che mi ha trasmesso una energia talmente positiva da farmi salire un sorriso naturale, facendomi immedesimare in quel posto del mondo che fino a venti minuti prima non sapevo neanche dove si collocasse.

Ho preso la decisione da sola, senza né la pressione né il supporto dei miei affetti e tuttora penso che ciò sia stato decisivo per la mia partenza.
La sera stessa, pensando e ripensando alla proposta, mi è salito un nodo tra la pancia e la gola, non so se dovuto più alla paura o più all’adrenalina che si era messa a circolare nel mio corpo dal momento della telefonata.
Ancora incredula, nell’etichetta della Yogy-tisana mi è apparsa una saggia frase  “Let things come to you” e un altro brivido mi è salito sulla schiena procurandomi un secondo sorriso.
A quel punto non ho atteso troppo e d’impulso ho scritto a Monica che ci saremmo risentite il giorno dopo ringraziandola per essere apparsa sul mio cammino.

Penso che potrei descrivere tutti i pensieri che mi sono passati velocemente in mente quella sera, che soprattutto resteranno impressi nella mia memoria, perché son stati talmente forti da portarmi a fare questa scelta radicale.
Con tantissima paura ho deciso di prendere questo treno che mi è passato un po’ all’impazzata e un po’ imprevedibilmente, ma che credo mi farà capire, con esperienze positive e negative, molte cose.
I vent’anni sono una fase difficile della persona, ancora non si sa niente del mondo e della vita e si ha questa carica immensa di energia che è difficile canalizzare. Sono anni di semina quanto di scoperta, di sondaggio del terreno fertile e di quello arido, con la speranza che i pochi strumenti acquisiti possano essere quelli giusti per discernere cosa è bene e cosa lo è meno.
Un augurio voglio fare all’Arianna che ritornerà dal suo anno africano: "Sappi apprezzare sempre ciò che hai, in qualsiasi parte del mondo tu sia, perché vorrà dire che saprai amare te stessa e questo ti darà il giusto gusto per apprezzare la Tua libertà".

Arianna Pedone

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