martedì 28 giugno 2016

L'esperienza di Martina (Volontaria in Servizio Civile)

LA SCELTA

Mi chiamo Martina e sono un’indecisa. Lo sono sempre stata. Mettimi davanti a due opzioni di qualsiasi cosa, dai gusti del gelato alla strada da prendere, ed in quel bivio ci pianto una tenda, ci fondo una civiltà piuttosto che scegliere. Ed ecco perché crescere è così interessante. Prima non sapevo questo di me stessa, e crescendo ho realizzato che sì, effettivamente la paralisi davanti alle scelte della vita era una costante per me e solo dopo ho cominciato a capire che difetto fosse e quanto mi rallentasse; più tardi ancora, sono iniziati dei timidi tentativi di invertire questa tendenza. Ed ecco che finalmente arriva il momento della scelta del servizio civile ed è lì che finalmente ho visto le mie decisioni cominciare a prendere forma, la sicurezza crescere in me e la mia strada realizzarsi davanti ai miei piedi. E senza esitare mi ci sono incamminata.

Il titolo “la scelta” potrebbe forse sembrare un po' fuorviate riferito alla mia decisione di partire per il Servizio Civile e, nello specifico, quello estero in Camerun per giunta, visto che l’opportunità mi ha sempre bussato alla porta, totalmente inattesa, sempre sotto forma di persone appassionate di Africa e desiderose di condividere la loro passione. Inizialmente mi era stato proposto, quasi per scommessa, di fare domanda, proprio il giorno della chiusura del bando, per un altro progetto, un altro paese, un'altra ONG. Ringrazio chi ha saputo, in quel momento, che quella era la proposta per me, senza di loro non mi troverei qui a scrivere questo racconto, con in sottofondo un incredibile vociare di bimbi impegnati in un’intensa sfida a pallone. Non so dove mi troverei ma non ha davvero più importanza. Alla fine non sono stata selezionata per partire per quel progetto in quel paese e, nonostante la delusione, in quel momento mi sono detta che evidentemente non era proprio per me, non l’avevo mai veramente considerato prima di allora e non era di certo una scelta da fare alla leggera. E sono passati un paio di mesi nei quali mi sono completamente dimenticata di aver fatto domanda per il Servizio Civile, concentrata su altre attività. Non pensavo mi avrebbe bussato ancora alla porta. Questa volta era Avaz a bussare alla mia porta, ONG di Roma a me completamente sconosciuta, impegnata in un progetto di educazione e sostegno a distanza in Camerun. Questo è tutto quello che ho scoperto in quella telefonata.


Per ogni civilista il momento della scelta è stato certamente diverso, alcuni prendono il loro tempo, con le necessarie informazioni alla mano, valutano pro e contro, si confrontano con i loro cari. Il momento della mia scelta è stato un po' meno convenzionale e, dato che ho già confessato di essere un’indecisa, ci sono particolarmente affezionata. La scorsa estate, verso la fine del campeggio scout dove facevo servizio come responsabile, mi è arrivata la chiamata di Barbara, collaboratrice di Avaz a Roma. Chiacchieriamo qualche minuto e mi comunica che ero stata ripescata da Avaz per i Caschi Bianchi; mi fa la proposta di partire per il loro progetto in Camerun, l’unico problema è che i ripescaggi si muovono velocemente e mi chiede di comunicarle la mia decisione massimo entro il giorno successivo. Eccolo il momento, la scelta di cambiare: perché lì, località di montagna dell’Alto Adige, sotto una pioggia torrenziale, riparata sotto una tenda, senza rete internet sul telefono per potermi informare sul lavoro dell’organizzazione che mi aveva appena contattata, mi sono voltata verso gli amici che avevo accanto e con un sorriso ho annunciato: “Parto per il Camerun”. Fatta. Decisione presa. Non mi sono pentita nemmeno una volta.
I mesi che sono seguiti mi hanno cambiato completamente la vita, e decisamente in meglio. Sì, perché muoversi è sempre meglio che stare fermi e cambiare è sempre meglio che rimanere gli stessi; le soddisfazioni sono sempre meglio dei rimpianti e conoscere è sempre meglio che ignorare. I dettagli della mia formazione, del lavoro che facciamo a Sangmelima e di quello che fa Avaz a Roma, del progetto Villaggio Fraternité e della vita qui sono molto importanti, forse più importanti di tutte queste chiacchiere sulla mia scelta, ma ho deciso di raccontarla per un indeciso futuro civilista o chiunque altro sogni ad occhi aperti di partire e vedere, per fargli sapere che se sente una spinta non la deve ignorare. Non può, perché di certo tornerà a bussare.

Buon viaggio e buona avventura a tutti.
Martina Leto




2 commenti:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.