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martedì 9 aprile 2019

La vigilia della partenza di Icaro

Sono all'inizio di un percorso: sono al tempo stesso emozionato e incuriosito all'idea di andare in un continente dove non sono mai stato, di capire e conoscere le usanze, lo stile e il modo di vivere di un popolo che immagino abbastanza diverso da quello a cui sono abituato.
Mi presento: mi chiamo Icaro Becherelli e sono nato il 07/03/1990 in Brasile.
Io non ricordo molto della mia infanzia ma sono stato molto fortunato. La mia famiglia mi ha dato gli strumenti per scegliere e mi ha lasciato libero, sia che si trattasse di decidere che sport fare sia a quale religione appartenere. Nello stesso tempo, attraverso le esperienze che mi hanno fatto vivere, ho cominciato a capire quello che è giusto e quello che è sbagliato, valorizzando il mio punto di vista.
Indubbiamente, le scelte che una persona fa sono molto condizionate dal tipo di società in cui vive, da quello che la comunità offre e dall'ambiente che frequenta.
Il mio desiderio più grande è quello di contribuire ad una società che possa formare le nuove generazioni attraverso strumenti culturali, aiutandole ad avere un “pensiero libero”, libero di scegliere cosa vogliono davvero e di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Secondo me è questo uno dei modi per far crescere le nuove generazioni con la consapevolezza di poter avere un futuro migliore.
Penso che l’Africa sia uno dei continenti più belli al mondo, anche se molti paesi hanno approfittato delle sue ricchezze attraverso le colonie e deportando in massa milioni di giovani rendendoli schiavi, impedendo uno sviluppo naturale di tutto il continente.
Da parte mia penso che svolgere attività di supporto, ai bambini, in un paese che ha sofferto così tanto possa essere una buona cosa e io la farò non solo applicando le competenze che ho maturato in oltre dieci anni in villaggi turistici in tutta Italia ma prevalentemente con il cuore.
Voglio essere sincero: io non sono un persona utopista che crede nella “pace del mondo” ma penso che se tutti noi dedicassimo una piccola parte del proprio tempo ad aiutare chi ha più bisogno vivremmo tutti meglio.
Non sottovaluto comunque le difficoltà che potrebbero nascere in questa mia esperienza: i primi tempi non sarà cosi facile integrami con il nuovo ambiente (non conosco la lingua, non ho mai vissuto in un clima tropicale e, non ultimo, il medico che mi ha fatto i vaccini mi ha presentato una situazione sanitaria difficile per un europeo). Inoltre, dovrò imparare a relazionarmi con un popolo con differenti tradizioni e usanze.
Quello con cui parto è tanto entusiasmo e la voglia di trasmettere la mia gioia di vivere e, perché no, la mia spensieratezza.
Non vedo l'ora di iniziare questa avventura: come dice una delle mie citazioni preferite “un lungo cammino, inizia sempre con un piccolo passo”.
Icaro Becherelli

venerdì 12 aprile 2013

La storia di Junior



Junior è nato in una famiglia di un villaggio non troppo lontano da Villaggio Fraternité. Sua madre è molto giovane, ha solo 17 anni e ha già due figli.

La sua casa è immersa nella foresta pluviale e la sua famiglia passa la maggior parte della giornata alla ricerca d'acqua e di cibo. Nel villaggio di Mebemenko nulla è scontato. La corrente elettrica è un pregio di pochi, spesso è prodotta da un piccolo gruppo elettrogeno e per meno di un mese all'anno è assicurata dalla compagnia elettrica camerunense, mentre l''acqua si prende da un pozzo vicino, ma nella stagione secca bisogna razionalizzarne l'uso. Sempre più di frequente negli ultimi mesi prima delle piogge la fonte si asciuga e bisogna fare qualche chilometro per fornire alla famiglia questa risorsa vitale e necessaria. Sono le donne che pensano a tutto; l'uomo, quando non è scappato con un'altra donna, è in città a lavorare oppure a caccia nella selva.


Un mese fa, questo bambino di soli 3 anni del centro d'accoglienza del Villaggio Fraternité è arrivato a scuola in lacrime e dolorante, si lamentava di un fortissimo dolore nell'area pelvica e spesso non era neanche in grado di camminare. Le volontarie italiane in servizio civile nella struttura di Villaggio, preoccupate per la persistenza del dolore, l'hanno portato nel vicino ospedale cattolico. 

Lì il Dottor Jean Ludovic gli ha diagnosticato un'infiammazione ai testicoli in stato avanzato dovuta ad una problema congenito. Abbiamo chiamato la nonna, che fa le veci della madre ancora minorenne, e l'abbiamo avvertita della necessità di effettuare un piccolo intervento per risolvere questa piccola malformazione affinché  la situazione non si aggravasse in modo irreversibile...Junior ha rischiato di essere un'altra vittima della povertà.


Purtroppo la famiglia non aveva  i mezzi per sostenere questa operazione che, sia nell'ospedale cattolico che in quello “pubblico”, ha un prezzo molto alto. In Camerun, come ci spiega anche una cooperante italiana che da vari anni è volontaria a Villaggio, per le cure ospedaliere le famiglie sono capaci di indebitarsi per tutta una vita.


Fortunatamente Junior è tra i ragazzi del centro d'accoglienza del “Villaggio Fraternitè” che grazie alle donazioni che arrivano dall’Italia riesce ad assicurare educazione e cure sanitarie a più di 100 bambini dei villaggi intorno alla città di Sangmelima. L'operazione di Junior è stata in gran parte finanziata da AVAZ. 

Sicuramente non abbiamo cambiato il volto alla povertà, ma aiutare questi bambini dai rischi legati alla situazione di povertà nella quale vivono per noi è un lavoro splendido.


Junior è tornato a scuola felice e sorridente. L'operazione è andata a buon fine e il dottore ci ha raccontato che il piccolino è stato bravo e collaborativo. Con meno di mezz'ora, il valore di una nostra cena al ristorante e due giorni di ricovero abbiamo aiutato una piccola vita e la sua famiglia a non dover lottare anche con la malattia, oltre che con la scarsità di risorse con cui lotta da sempre.

Diego