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mercoledì 19 febbraio 2020

«E finitela di essere pigri di vita, stropicciatevi gli occhi che è solo così che ci si rende conto della meraviglia» (Cit. Gio Evan)

Manca ormai poco alla fine del mio Servizio Civile. È stato un anno intenso, ricco di emozioni, di nuove scoperte, di nuovi inizi, di cambiamenti ma soprattutto un anno pieno di me. Potrà sembrare una considerazione egoista e non mi vergogno ad ammettere che sì, è stato un anno in cui ho imparato a pensare di più a me stessa. Questo anno di Servizio Civile è volato via, mi sembra ieri quando sono entrata per la prima volta nella sede di Avaz e sembra ieri il mio primo incontro a scuola. È stato, sicuramente, un anno bello movimentato e forse è per questo che sembra essere volato via … Dopotutto si dice che quando ci si annoia il tempo scorra lentamente e quando ci si diverte e si sta bene scorra più velocemente.

Il mio Servizio Civile è iniziato ed è finito con le scuole. Il primo incontro a cui ho partecipato è stato proprio una settimana dopo l’avvio del servizio e me lo ricordo bene. Eravamo io e Cecilia, la mia responsabile di progetto, e siamo andate in una terza media a parlare di consumo critico e commercio equo e solidale. Ricordo che mi sentivo spaventata ed emozionata allo stesso tempo. Avevo già avuto esperienze di incontri con i ragazzi ma non mi era mai capitato di farne uno a scuola e la cosa mi emozionava tanto. Qualche giorno fa, proprio come un anno fa, ero nella stessa situazione: io e la mia responsabile Cecilia in una terza media, per svolgere l’ultimo incontro del progetto sul consumo critico. L’emozione c’era sempre ma era un emozione che potrei definire “consapevole”. Consapevole di tutto quello che da Febbraio dello scorso anno a questa parte ho avuto modo di imparare e che vuoi o non vuoi mi viene spontaneo raccontare ai ragazzi. In queste ultime settimane abbiamo incontrato in tutto 7 terze medie, per un totale di 21 incontri svolti e di 142 ragazzi incontrati. In tre di queste terze medie abbiamo presentato il nuovo progetto del Percorso Scuolidale intitolato “Lo sfruttamento inquina il Pianeta”. Questi incontri mi hanno lasciato dentro un mix di soddisfazione ed entusiasmo perché non c’è niente di più bello di portare alla luce un progetto a cui hai dedicato tanto tempo ma soprattutto te stessa. La soddisfazione è stata proprio vedere l’interesse e l’entusiasmo di alunni e professori nei confronti del progetto.

Per il mio ultimo articolo ho pensato di fare qualcosa di diverso, ho pensato di “snocciolare” la parola volontaria e associare ad ogni lettera una parola che mi viene in mente per ripercorre questo anno.

VOGLIA. Questa esperienza è stata stimolante, motivante, un crescendo di emozioni che mi hanno fatto venire voglia di continuare, di andare avanti  nonostante quei momenti no che la vita ci riserva. E poi, come si dice, se c’è la voglia c’è tutto. Non penso sia un caso se la prima parola che mi è venuta in mente sia questa. Penso verrebbe in mente a chiunque un mercoledì mattina passi nella sede di Avaz perché la vedrebbe con i suoi stessi occhi. Io l’ho vista il primo giorno che sono entrata in sede, durante il primo incontro di formazione specifica, quando Carla raccontava a me e agli altri volontari la storia di Avaz. Ma l’ho vista anche quando Cecilia, la mia responsabile, mi ha raccontato tutto ciò che avevano fatto nell’area EAS (Educazione allo Sviluppo) fino a quel momento. Potrei raccontarvi tantissimi altri momenti, non basterebbe una pagina, perché avere voglia di fare è proprio ciò che caratterizza le volontarie di questa associazione.

CONSAPEVOLEZZA. Il Servizio Civile e i vari incontri a cui ho partecipato durante l’anno mi hanno sicuramente reso più consapevole sulla realtà che mi circonda. Anche se a volte sapere la verità fa male, di sicuro è meglio che ignorarla o non saperla per niente. Per questo mi sento di dire che questa esperienza mi ha formata soprattutto dal  punto di vista umano e non posso far altro che ricordala per sempre con gratitudine.

LUNA. E vi chiederete, che centra la luna? Dovete sapere che da quando ero piccola ho la passione per la notte, la luna e la stelle. Mia madre dice che la notte io prendo vita (come se fossi un vampiro), nel senso che parlo molto di più e sono super attiva. Quest’estate, per quasi tutto il mese di giugno, ogni giorno che arrivavo in sede e che aprivo la finestra della mia stanza ad aspettarmi su nel cielo c’era una lunetta un po’ sbiadita. Giuro che mi faceva compagnia tutta la mattina perché rimaneva sempre nel quadro della finestra. Lo vedo un po’ come un segno di protezione o forse come portare una parte di me in un contesto chiamiamolo di lavoro o meglio di esperienza di vita.

OPPORTUNITÀ. Grazie all’associazione AVAZ per avermi dato questa opportunità che, anche se forse non lo faccio vedere, per me ha significato tanto.

NUOVO. Come ho sempre detto, questa esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere ma anche di entrare a far parte di un mondo nuovo, quello del volontariato e delle ONG. È stata anche la mia prima esperienza di lavoro che a sua volta mi ha portata a fare diverse cose per la prima volta, come preparare delle interviste, partecipare a workshop, organizzare degli incontri, parlare ad una intera classe di adolescenti, ecc … All’inizio le novità mi spaventano sempre poi però appena finiscono non vedo l’ora di provarne delle nuove. 

TIMIDEZZA. Questa non mi manca mai, però durante quest’anno ho imparato a metterla un bel po’ da parte.

ENTUSIASMO. Mi hanno detto che in questo anno i miei occhi si sono accesi di voglia ed entusiasmo. Diciamo che è un po’ impossibile non farsi contagiare dalla voglia di fare delle volontarie Cecilia, Marta, Carla, Monica ed Annalisa. In questo anno le ho viste organizzare così tanti incontri ed eventi che spesso mi sono chiesta come fanno a far conciliare il loro lavoro nell’associazione con il resto della loro vita e soprattutto ad essere sempre piene di entusiasmo. Poi ho capito che bastano queste due cose, la voglia e l’entusiasmo, per andare avanti e allora mi sono lasciata contagiare anche io. Dopotutto ho fatto domanda per il Servizio Civile proprio per questo. Come ho detto prima, è proprio impossibile non farsi contagiare dalla bellezza dei progetti e delle attività che un gruppo di persone semplici, volenterose e con gli stessi ideali hanno creato nel lontano 1985.

ROMA. La prima parola che mi è venuta in mente con la r è Roma perché è legata ad un ricordo di inizio servizio civile. Prima di iniziare il servizio civile sapevo che ci sarebbe stata una settimana di formazione. In questa settimana  sarei dovuta stare all’interno di una struttura con ragazzi e ragazze provenienti da diverse regioni. La cosa mi spaventava un po’ ma tanto ero sicura che al massimo mi sarei dovuta spostare in un’altra zona di Roma. E invece non è stato così perché la formazione di quest’anno si è svolta a Catania. Ricordo ancora adesso, e mi viene da ridere, il terrore che si è dipinto sulla mia faccia quando Monica mi ha detto che sarei dovuta andare a Catania. Inutile dire che è stata un’esperienza bellissima, di cui porterò sempre un bel ricordo oltre che a tante risate.

INIZIO. Qui mi riaggancio alla parola “opportunità” e al fatto che questo Servizio Civile mi ha dato la possibilità di iniziare un nuovo capitolo della mia vita.

AVVENTURA. Mi piace definire così questo anno, una lunga e bellissima avventura che ho avuto il piacere di vivermi a pieno. 

Vorrei finire il mio articolo con queste parole scritte da Carla, responsabile dell’area EAS, qualche giorno fa in conclusione degli incontri con le scuole:“Ognuna di voi sia fiera del contributo che dà … e una menzione speciale la meritano gli occhi di Elisabetta che in questo anno si sono accesi di voglia ed entusiasmo.” Concludo così, con queste parole che mi hanno fatta emozionare e ringraziando le mie colleghe dell’area EAS perché è anche grazie a loro se queste parole sono vere. 
Elisabetta

martedì 26 marzo 2019

Elisabetta racconta perché ha scelto di fare il servizio civile


Mi chiamo Elisabetta, ho 21 anni e sono nata e cresciuta a Roma. Studio Lingue e Culture Straniere, in particolare spagnolo e francese. Ho iniziato ad appassionarmi alle lingue quando andavo alle medie perché ho iniziato a studiare spagnolo. Lo spagnolo occupa una parte molto importante nella mia vita, sia perché i miei studi dopo la scuola media sono stati scelti in funzione di questa lingua, sia perché è in parte causa di un momento di crisi che mi ha portato poi a scegliere di presentare domanda per il Servizio Civile.

Nell’estate 2017 ho dato il mio primo esame di spagnolo all’università, ma purtroppo sono stata bocciata. Questo ha scaturito in me molti pensieri negativi, dettati soprattutto dall’insicurezza, che mi hanno bloccato per un anno intero. Un anno in cui mi sono sentita persa, in cui non sapevo bene cosa fare o dove andare. Non ero motivata, ma sentivo il bisogno di impegnarmi in un qualcosa che mi facesse stare bene, che mi aiutasse ad uscire dal groviglio di negatività in cui ero entrata. Così a Settembre ho deciso di fare domanda per il Servizio Civile con l’obiettivo di impegnarmi in un progetto che mi desse tante emozioni e per iniziare a sciogliere il groviglio che avevo dentro.

Sono venuta a conoscenza del progetto di Avaz tramite i miei genitori perché conoscono alcuni volontari dell’associazione. Il progetto di Educazione allo Sviluppo mi ha incuriosito fin da subito perché mi ha un po’ ricordato quello che facevo nella mia parrocchia come educatrice di Azione Cattolica. La scelta di fare domanda per il Servizio Civile unita a quella di iniziare una terapia dalla psicologa, sono stati i primi passi che ho mosso verso me stessa.

Devo ammettere che ero molto preoccupata quando sono partita per la formazione generale per il Servizio Civile che si è tenuta a Catania, sia perché non avevo una preparazione sulle ONG e sulla Cooperazione, sia perché sono timida e faccio fatica a relazionarmi con gli altri. Ho iniziato la settimana con la voglia di piangere per la paura e l’ho finita allo stesso modo perché non volevo finisse così presto. È stata una settimana piena di emozioni, ho imparato cose nuove e soprattutto mi sono messa in gioco. Ero l’unica della mia ONG e questo mi spaventava. Per fortuna ho conosciuto delle persone fantastiche che mi hanno accolto facendomi sentire a casa. Ho scoperto quanto sia importante creare dei legami con chi ci sta intorno perché solo così possiamo essere sereni e vivere bene. Esco da questa settimana di formazione piena di energia.

Da quest’anno mi aspetto di ricevere tante emozioni. Sarà un anno in cui metterò tutta l’energia ricevuta dalla settimana di formazione e spero solamente di svolgere a pieno il mio ruolo.
Qual è il mio ruolo? Io sono una volontaria e come volontaria ho il compito di creare una rete di tessitori, una rete di persone che come dei fili s’intrecciano tra di loro dando vita a un qualcosa di unico, colorato e forte, tanto forte.

Elisabetta De Angelis

giovedì 13 dicembre 2018

L'impegno


La seconda metà del mio Servizio Civile è stata nettamente diversa rispetto alla prima.
Ho affrontato una nuova sfida: PROGETTARE.
A differenza del lavoro in classe, con un percorso già fatto, collaudato e ben avviato, pensare a un nuovo percorso didattico da zero è stata davvero un’avventura.
Un lavoro che inizialmente è abbastanza arido, si cerca materiale, si verificano notizie, dati, fonti ufficiali e la sensazione è quella di non riuscire mai a finire qualcosa fino in fondo.

Bisogna pensare a un tema da presentare ai ragazzi, che molto spesso è ampio e complicato, cercare di “incastrarlo” in un format di poche ore trovando il modo di renderlo leggero, immediato, semplice e fruibile per ogni fascia d’età .
E lo dice una persona che in un articolo per un blog scrive “fruibile” … quindi si può ben immaginare la sfida!
Ho valutato e abbozzato diversi progetti, dallo sviluppo sostenibile alla storia dell’immigrazione ma alla fine la scelta è ricaduta sui Diritti Umani, in particolare sul diritto all’istruzione e il diritto allo svago.
Mi piaceva l’idea di proporre questi diritti complementari e di parlarne in classe, volevo che i ragazzi si immedesimassero, capire la loro realtà per non darla mai per scontata per poi portarli ad ampliare il loro campo visivo sul mondo.

Bene. Quindi una volta riusciti ad individuare l’argomento principale si preparano le slide, i video, le immagini, si scrivono le scalette dei vari incontri ed è fatta, no?
Eh no.
L’arrivo del nuovo anno scolastico, quindi della realizzazione del nuovo progetto, è probabilmente il momento in cui mi sono sentita più insicura e preoccupata di tutto il mio anno da civilista.
Il momento in cui ti metti davvero alla prova con qualcosa di tuo, che ti appartiene, che viene dalla tua esperienza e dalla tua vita.
Il momento in cui si scopre se quello che hai pensato e scritto su un foglio di carta funziona nella vita reale, se i ragazzi reagiranno proprio come tu hai pensato che avrebbero reagito, se il messaggio che volevi passare viene percepito bene.


Mille domande e mille interrogativi che devono trovare una risposta.
Troppo melodrammatica?
Si, decisamente, anche perché alla fine il progetto è andato bene.
Ma è questo quello che provato durante quell’ora sulla metro e quei pochi minuti prima di entrare a scuola.

Non sono mai stata sola, sono sempre stata aiutata e affiancata dalle persone che hanno lavorato con me in questo anno e in questa fase, devo e voglio riconoscerlo perché è anche merito loro se sono riuscita a portare a termine il mio Servizio Civile con entusiasmo.

Le mie conclusioni.
Quest’anno è stato uno degli anni più impegnativi che io abbia mai passato, sono cresciuta sia professionalmente che umanamente.
Ho imparato tante cose ma soprattutto ho riscoperto una parte di me che avevo sepolto a causa dei miei impegni personali.
L’impegno per il sociale, dedicare il proprio tempo per il bene di qualcun altro, i ragazzi a cui ho cercato di trasmettere dei valori combattendo per abbattere un muro di cinismo che purtroppo vedo comparire troppo presto.
Tutto questo fa parte di me e spero di continuare a coltivarlo nella mia vita, con l’impegno e la dedizione di quest’anno appena passato.


                                                                                                                              Marta Chionchio