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giovedì 27 giugno 2019

La nostra Ecolensemble in Senegal ha festeggiato la fine del primo anno scolastico

In Senegal, in prossimità della chiusura delle attività didattiche e da ben 31 anni, si celebra la Settimana Nazionale del Bambino a ricordo e sostegno della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Bambini. I festeggiamenti cominciano il 16 Giugno in concomitanza con la Giornata Internazionale del Bambino Africano. Questa celebrazione, istituita dall'Organizzazione per l'Unità Africana e dalle Nazioni Unite, ricorda e onora la memoria delle vittime della marcia avvenuta nel 1976 a Soweto, in Sudafrica, in cui migliaia di studenti manifestarono per protestare contro il decreto governativo che introduceva l’afrikaans, la lingua dei bianchi segregazionisti, nonché simbolo del regime dell'apartheid, come lingua ufficiale d’insegnamento.

I bambini della nostra nuovissima scuola costruita a Jaxaay, nella periferia di Dakar, hanno inaugurato la loro Settimana Nazionale del Bambino festeggiando proprio la Giornata del Bambino Africano. Le attività, che hanno visto la presenza di autorità locali, rappresentanze di altre Organizzazioni della Società Civile italiane e internazionali (WORD VISION, CISV, GREENCROSS) e naturalmente la partecipazione della popolazione, sono cominciate al mattino con la marcia in ricordo delle vittime di Soweto. I bambini, insieme a quelli di un’altra scuola vicina, hanno camminato per le vie della cittadina, mostrando orgogliosi lo striscione con su scritto il tema della Giornata del Bambino Africano 2019: “L’azione umanitaria in Africa: i diritti dei bambini prima di tutto”. Una volta ritornati a scuola la festa è entrata nel vivo grazie agli sketch preparati dalle due scuole ed alla performance del comico DADA e della sua marionetta danzante a forma di scimmietta. Un piccolo rinfresco ha chiuso l’evento tra i sorrisi e le danze.



Il 20 Giugno la nostra scuola è stata invitata dal Ministero della Famiglia, della Donna e della Protezione dei Bambini e dalla Ong WORD VISION, presso il Gran Teatro Nazionale di Dakar all’evento di chiusura delle attività della Settimana Nazionale del Bambino.  All’avvenimento, di grande impatto mediatico e simbolico, sono state invitate circa 24 scuole, pubbliche e private, per un totale di circa 1000 bambini, che hanno riempito tutti i posti della platea e della tribuna del bellissimo teatro. Presenti inoltre, molti membri del suddetto ministero, l’UNICEF e tutte le grandi Ong internazionali attive in Senegal nella protezione dell’infanzia (SAVE THE CHILDREN, PLAN INTERNATIONAL, CHILD FOUND, SOS VILLAGGIO DEI BAMBINI ed altre).
I bambini della nostra scuola, acclamati dal pubblico, sono stati i primi a salire sul palco e a recitare il loro sketch a tema. Sono seguiti recite, poesie, canti e balli, per circa due ore di spettacolo. Al termine, sono stati consegnati i diplomi di riconoscimento e la nostra ST. JUDE ECOLENSEMBLE, grazie all’impegno dei bambini e delle nostre valide insegnanti Madame SAMBOU Marie Jeanne SADIO e Madame LOPPY Angélique Marie Michelle SADIO, ha ricevuto un diploma di merito.
Il discorso di chiusura del viceministro ha infine lasciato spazio al famoso rapper DIP, sostenuto dai calorosi cori del pubblico.




Sono stati giorni ricchi di sorrisi e speranze che ci hanno fatto ancora una volta riflettere sull’importanza dei diritti dei bambini in Senegal e nel mondo.

La nostra scuola St. Jude Ecolensemble ha partecipato attivamente e con vivacità, chiudendo magnificamente il suo primo anno scolastico in Senegal.

Come si dice: “Chi ben comincia…”.
BUONE VACANZE A TUTTI!
Michele Garramone, Resp. Progetto Senegal e Rappresentante Paese

Per maggiori informazioni visita la pagina del progetto AVAZ  Ecolensemble

martedì 9 aprile 2019

La vigilia della partenza di Icaro

Sono all'inizio di un percorso: sono al tempo stesso emozionato e incuriosito all'idea di andare in un continente dove non sono mai stato, di capire e conoscere le usanze, lo stile e il modo di vivere di un popolo che immagino abbastanza diverso da quello a cui sono abituato.
Mi presento: mi chiamo Icaro Becherelli e sono nato il 07/03/1990 in Brasile.
Io non ricordo molto della mia infanzia ma sono stato molto fortunato. La mia famiglia mi ha dato gli strumenti per scegliere e mi ha lasciato libero, sia che si trattasse di decidere che sport fare sia a quale religione appartenere. Nello stesso tempo, attraverso le esperienze che mi hanno fatto vivere, ho cominciato a capire quello che è giusto e quello che è sbagliato, valorizzando il mio punto di vista.
Indubbiamente, le scelte che una persona fa sono molto condizionate dal tipo di società in cui vive, da quello che la comunità offre e dall'ambiente che frequenta.
Il mio desiderio più grande è quello di contribuire ad una società che possa formare le nuove generazioni attraverso strumenti culturali, aiutandole ad avere un “pensiero libero”, libero di scegliere cosa vogliono davvero e di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Secondo me è questo uno dei modi per far crescere le nuove generazioni con la consapevolezza di poter avere un futuro migliore.
Penso che l’Africa sia uno dei continenti più belli al mondo, anche se molti paesi hanno approfittato delle sue ricchezze attraverso le colonie e deportando in massa milioni di giovani rendendoli schiavi, impedendo uno sviluppo naturale di tutto il continente.
Da parte mia penso che svolgere attività di supporto, ai bambini, in un paese che ha sofferto così tanto possa essere una buona cosa e io la farò non solo applicando le competenze che ho maturato in oltre dieci anni in villaggi turistici in tutta Italia ma prevalentemente con il cuore.
Voglio essere sincero: io non sono un persona utopista che crede nella “pace del mondo” ma penso che se tutti noi dedicassimo una piccola parte del proprio tempo ad aiutare chi ha più bisogno vivremmo tutti meglio.
Non sottovaluto comunque le difficoltà che potrebbero nascere in questa mia esperienza: i primi tempi non sarà cosi facile integrami con il nuovo ambiente (non conosco la lingua, non ho mai vissuto in un clima tropicale e, non ultimo, il medico che mi ha fatto i vaccini mi ha presentato una situazione sanitaria difficile per un europeo). Inoltre, dovrò imparare a relazionarmi con un popolo con differenti tradizioni e usanze.
Quello con cui parto è tanto entusiasmo e la voglia di trasmettere la mia gioia di vivere e, perché no, la mia spensieratezza.
Non vedo l'ora di iniziare questa avventura: come dice una delle mie citazioni preferite “un lungo cammino, inizia sempre con un piccolo passo”.
Icaro Becherelli

martedì 31 luglio 2018

A Villaggio Fraternité si coltiva-di Ilaria Tinelli


A Villaggio Fraternité si coltiva: Coltiviamo i diritti dei bambini!
Coltiviamo i loro diritti offrendogli l’opportunità di poter frequentare la scuola e crescere, di far maturare i frutti di una buona formazione proveniente dalla preparazione che i nostri insegnanti e nostri educatori quotidianamente gli trasmettono.
Coltiviamo i loro diritti perché ogni bambino del Centro d’Accoglienza viene sostenuto in quanto persona umana, garantendo le spese mediche e quelle scolastiche, il supporto pomeridiano nello svolgimento dei compiti e un pasto quotidiano. Ci prendiamo cura degli “ultimi”, di quei bambini che si trovano a vivere in famiglie con difficoltà economiche, che sono orfani e che hanno degli handicap.

A Villaggio Fraternité si coltiva: coltiviamo i legami interpersonali!
Coltiviamo i legami di amicizia che, piano piano, iniziano a germogliare e a portare colore laddove la terra, nonostante sia nel cuore della foresta equatoriale, non è sempre fertile. Quelli con i bambini, con i colleghi, con il popolo camerunese per riuscire, nutriti dallo stesso “fertilizzante d’amore”, a sbocciare vicini per colorare questa terra e renderla più vivace perché, solo uniti, possiamo far diventare incantevole il mondo in cui viviamo.
A Villaggio Fraternité si coltiva: coltiviamo frutti ed ortaggi!
Coltiviamo papaye e guaiave, ananas e platani, avocado e manghi per portare un po’ di dolcezza nella vita di chi, quotidianamente, mette piede a Villaggio, ma anche in quella di chi, al mercato, decide di comprare i nostri prodotti.
Coltiviamo i folong che, da piccoli semi che erano, abbiamo visto crescere giorno dopo giorno annaffiandoli, piante di cui ci siamo prese cura lavorando la terra, potandoli, nutrendoli ancora e cogliendoli per poi cucinarli e servirli nei piatti dei nostri bambini.


A Villaggio Fraternité si coltiva: coltiviamo la nostra crescita personale!
Coltiviamo la nostra crescita mettendoci in gioco anche quando le nostre proposte vengono rifiutate, continuando la partita senza scoraggiarci dal goal subito e giocando in attacco.
Coltiviamo la nostra crescita personale perché ci confrontiamo con i nostri difetti, cercando di migliorarli e, perché no, con i nostri pregi, valorizzandoli.
Coltiviamo la nostra crescita personale quando, dall’amore donato ai nostri bambini durante l’anno scolastico, ne riceviamo in cambio uno più grande, venendo così rivestiti da una grande gioia, frutto della relazione di affetto creatasi.
A Villaggio Fraternité si coltiva: coltiviamo la bellezza di vivere!
Coltiviamo e apprezziamo giorno dopo giorno, tramonto dopo tramonto, abbraccio dopo abbraccio, il fascino della vita, quel respiro puro, quella boccata d’ossigeno che tanto desideravo trovare all’inizio del mio anno di Servizio Civile.
Coltiviamo la bellezza della vita con ogni sua sfumatura, negativa o positiva che sia, in ogni sorpresa che ci offre e che mai ci saremmo aspettati perché è soltanto quando ci sentiamo pieni dell’amore vero che la vita ci sorride ogni giorno.



Ilaria Tinelli

lunedì 5 marzo 2018

Diario dal Camerun di Ilaria


Sono ormai circa tre mesi che mi trovo nel continente africano, anche se sembra di essere qui da sempre, anche se sembra ieri che, appena scesa dall’aereo, mi son sentita travolta da una sensazione nostalgica e allo stesso tempo gioiosa.

Se guardo indietro mi rendo conto che già tanti sono gli sguardi incrociati, le mani tenute, le parole ascoltate, come altrettanti sono gli sforzi e le fatiche che all’inizio di questa mia esperienza ho dovuto affrontare. Eppure ricordo ancora molto lucidamente quel giorno di Settembre in cui capii che “questo è il luogo che Dio ha scelto per te, questo è il tempo pensato per te, quella che vedi è la strada tracciata per te e quello che senti l’Amore che ti accompagnerà.”
Come ogni inizio, anche quello di quest’anno di servizio civile è stato parecchio difficile, ma non ho mai dimenticato queste parole, non ho mai dimenticato di essere qui perché scelta e mandata dal Signore.

Ogni giorno faticoso, ogni ostacolo, ogni lotta contro i mulini a vento, ho avuto la fortuna di combatterli con una Forza più grande di qualsiasi ricaduta, una Forza che mi spinge a non demordere, anche quando sono debole. Se vi dico che qui a Sangmelìma (cittadina del sud del Cameroun) per riuscire ad andare ad una messa cattolica ci ho messo circa un mese, son sicura resterete un po’ sorpresi, eppure è così.

Capita che cammini e, sbagliando incrocio arrivi ad una chiesa e ti ritrovi in macchina con un pastore protestante per andare a festeggiare il giorno del Signore in un villaggio nel cuore della foresta; capita che sbagli l’orario della messa e arrivi a quella in bulu (lingua locale) e francese, senza così comprenderne più della metà; capita che, per andare alla parrocchia che ti hanno suggerito, non hai mezzi di trasporto e devi camminare 45 minuti per raggiungere la Chiesa e ricevere il corpo di Cristo.
Eppure, grazie ad ogni piccola sfida, grazie alle persone che mi sono vicine anche da lontano, riesco, un passo dopo l’altro, a rialzarmi per camminare.

Nonostante sia partita con un’idea molto precisa della “mia Africa”, nonostante questi miei pensieri non possano qui trovare concretezza, ho capito che la vera missione a cui siamo chiamati, è quella di ricercare il bene più grande, cioè la nostra felicità, mettendoci in gioco con gli altri e per gli altri.
Così, negli abbracci dei miei bambini della scuola materna, nella loro dolcezza con cui mi chiamano “Tata Ilaria”, nella loro spontaneità e, perché no, nei loro capricci, riesco a sentirmi pienamente serena. Così, nelle persone con cui lavoro, nel confronto con tante diversità, culturali e non, nella condivisione di valori, riesco a mettere in luce i miei difetti, cercare di accettarli e guardarli come dono del Signore. Così, nel lavoro quotidiano della terra, nella cura dell’orto, nell’annaffiare e nel vedere germogliare e crescere il seme piantato, riesco ogni giorno a stupirmi della bellezza e della grandezza del Creato.

Sono ormai circa tre mesi che mi trovo nel continente africano e tante continuano ad essere le novità con cui bisogna confrontarsi, come tante le domande che mi sorgono e mi mettono in difficoltà. Tuttavia, se guardo i sorrisi di quei bambini orfani, quello della piccola Divine o quello di Zee, capisco quanto il Signore sia grande perché si è fatto piccolo tra i piccoli per annunciarci che ogni croce che portiamo non deve essere motivo di tristezza ma di gioia e che con l’aiuto della fede, possiamo trasformarle in uno strumento di salvezza per il nostro cammino verso la santità.


Ilaria Tinelli
Volontaria in Servizio Civile 

martedì 24 ottobre 2017

Articolo di fine Servizio Civile - Valerio Catania


Sto scrivendo queste righe comodamente seduto nella mia casa di famiglia a Troina, appena di ritorno dal Cameroun. Con la comodità e il calore familiare spero sia più semplice raccogliere le impressioni di questi dieci mesi, per meglio scriverle e trasmetterle.
Ma tirare le somme di questo anno di servizio civile non è in ogni caso facile, perché i risultati di questa breve e profonda esperienza sono tanti, continuano a fiorire giorno dopo giorno, anche dopo il rientro; ne ho goduto a fondo e continuerò a goderne. Sarebbe bello scrivere tra qualche mese o anno, quando avrò capito meglio, quando ne avrò compreso i risultati positivi e negativi; ma come ho imparato, non sono bravo con le promesse.
Sono partito con mille idee e con tanta voglia di fare e di cambiare, come tutti insomma. Sento chiaro adesso il cambiamento in me stesso cosi profondo seppur dopo un trascurabile arco di tempo; purtroppo non ne percepisco ancora i particolari. 
Torno carico di esperienze e di emozioni e allo stesso tempo più semplice e leggero. Semplice come la gente che ho incontrato, come questo articolo, come le mie emozioni adesso, semplicemente felice per aver vissuto quasi un anno a Villaggio Fraternité, a Sangmélima. Semplicemente soddisfatto per aver collaborato all'interno di questo progetto sentendomi accettato e partecipe alla cooperazione internazionale. 
Torno consapevole della potenza di questo strumento quando affidato alle mani forti di una famiglia come Avaz, capace di creare Villaggio Fraternité, in cui si aiuta la cosa più preziosa, i Bambini, e in cui ci si sente tranquilli e accettati come a casa, a qualsiasi età, sia vivendoci per pochi mesi che lavorandoci per anni.
Villaggio è una scuola, e viene da domandarsi cosa ci sia di speciale in una scuola, soprattutto in contesti in cui di scuole se ne incontrano in ogni dove. È una scuola italiana perfettamente integrata e accettata nel contesto in cui si trova; per questo è un luogo speciale, una casa, non solo per me ma per tutti coloro che lo frequentano. È il luogo in cui con serenità ho affrontato le mie paure e debolezze, in cui sono cresciuto, è il luogo che ringrazio.
A pochi giorni dal rientro mi sento triste e sconvolto. Penso a Sangmélima, a Villaggio e a tutta la gente che ho incontrato in questo viaggio per sentirmi sollevato, mi sento felice quando percepisco che questi luoghi e queste persone esistono e continueranno ad esistere su questa terra.

Grazie, continuate ad esistere.


Valerio Catania
Volontario in Servizio Civile in Camerun

martedì 4 aprile 2017

La testimonianza di Francesco Valerio, Volontario del Servizio Civile

Adesso che comincio a scrivere è il 24 marzo 2017, giusto 4 mesi dopo il mio arrivo a Villaggio Fraternitè.
Avrei dovuto cominciare a scrivere molto prima; non l’ho fatto, ho voluto prima aspettare che tutte le mie sensazioni e opinioni avessero la conferma che solo il tempo può dare. Non ho voluto farmi prendere dall’entusiasmo e cominciare subito a scrivere dicendo che tutto va benissimo, che questa esperienza è migliore di come potessi immaginare. Adesso a distanza di mesi posso confermare che è veramente cosi.
L’ambiente è idilliaco (niente caldo mi dispiace, solo un po’ di zanzare) e svegliarsi ogni mattina circondati dalla natura e dal suono degli animali, con i bambini e i dipendenti di Villaggio che ti accolgono con il sorriso mi ha permesso di raggiungere una sensazione di benessere forse mai provata prima.
Ma non voglio parlarvi né di Villaggio, né del progetto Acqua né di quello Agricolo. Voglio brevemente confermare quanto già chiaro a tutti: Villaggio Fraternitè e tutti i progetti Avaz, marciano alla grande e godono di grande approvazione e rispetto qui a Sangmelima.

Voglio invece parlarvi di questa sensazione di benessere sempre più costante. Quando accettai di partire per l’Africa la paura più grande era quella di non riuscire a raggiungere quel flusso di percezione della realtà che ti fa sentire parte integrante del contesto, che ti fa vivere in serenità, che ti rende felice anche se semplicemente seduto in silenzio sotto un albero. L’eventualità di non sentirmi a mio agio e di non riuscire a comprendere questa nuova realtà mi ha molto frenato inizialmente. Non è stato facile lasciarsi andare, l’essere scaraventati letteralmente su un altro pianeta, con condizioni di vita e compagnie completamente nuove, mi ha portato, anche a causa di un carattere a volte troppo razionale, a cercare rifugio nell’isolamento rifiutandomi di lasciarmi andare. Ci sono volute un paio di settimane ma trascorse quelle sono stato come travolto e posso finalmente dire che ho sostituito la mediocrità di vivere quest’esperienza con la testa (tipica dei miei primi giorni qua) alla libertà di viverla con il cuore. Si, credo di aver raggiunto spesso momenti di felicità, a contatto con la gente, non solo africana o italiana, ascoltando la natura passeggiando nella foresta e alla scoperta delle viscere dell’Africa.

Molti schizofrenici hanno i loro periodi di felicità paradisiaca; ma il fatto che essi non sanno quando, e se, torneranno alla normale banalità rende questo paradiso spaventoso. Con questa frase, risultato di una mia precedente lettura, cosa voglio dire?!? Che sono forse pazzo (avendo anche buttato la frase senza logica nel mezzo del testo)? Probabilmente si… Nei momenti di lucidità penso che il Servizio Civile e Villaggio Fraternitè sono serviti a farmi capire che il Paradiso è in Africa, in Italia, dappertutto, tra la gente di tutte le parti del mondo, bisogna guadagnarselo pezzo per pezzo, assaporarlo e portarlo dentro di se, al costo di rivoluzionare e stravolgere se stessi. Il punto di vista da cui scrivo adesso è ben diverso dal punto di vista precedente alla mia permanenza a Villaggio Fraternitè, adesso è il punto di vista di un ragazzo soddisfatto di aver lavorato per una scuola, a disposizione di progetti di solidarietà, di aver vissuto l’Africa aiutando e arricchendosi in mezzo alla gente, guadagnando una fetta di paradiso da portare sempre dentro di se. La normale vita in Italia sarà ben diversa, perché non sono pazzo e farò tesoro indelebile di quanto guadagnato.
Giusto oggi che finisco di scrivere cercando di formulare i miei pensieri (spero con successo) è il 24 aprile 2017, 5 mesi dal mio arrivo, e rileggendo mi sentirei di riscrivere il tutto, ma in maniera migliore, più fervida e più ricca, perché anche a distanza di un solo mese sento questa esperienza sempre migliore, più fervida e più ricca.


Arrivederci, Au Revoir, Èyong Èfe, SayŌnara ...
Francesco Valerio 



lunedì 30 settembre 2013

Il primo giorno di scuola

Pensate al primo giorno di scuola dei vostri figli.

Ecco, è come se noi di figli ne avessimo 272.

Assistiamo  ai primi giorni di asilo dei cuccioli della Petite Section, alle loro lacrime, alla loro curiosità, al loro sguardo un po’ smarrito.

Sì, perché anche a Villaggio Fraternité il primo giorno lontani da mamma e papà, circondati da tanta gente sconosciuta che fa cose strane, si piange.

Oppure ci si guarda in giro un po’ sospettosi, un po’ perplessi: “e questi con la pelle così bianca, da dove escono? Ma quando sono nati, erano neri?” (Tantissimi bambini ce lo chiedono eh, è anche piuttosto difficile convincerli del contrario!) “E poi chi sono questi pazzi che appena svegli si mettono in cerchio, a cantare, ballare e gridare?”

E poi accanto a loro vedi i bimbi sperduti dello scorso anno, anche quelli che all’inizio parevano i più indifferenti, i più distaccati, partecipare con grinta ad ogni attività, rispondere ai maestri con sicurezza ed entusiasmo, cantare, ballare e recitare conoscendo perfettamente ogni passo e ogni parola; e li vedi incoraggiare i compagni più piccoli e spiegar loro che “Questo, vedi, si fa così! Vieni, lo facciamo insieme, così impari anche tu!”
Stanno già diventando grandi sotto i nostri occhi. Tra poco vivremo anche con loro il primo giorno di scuola elementare: crescono in fretta.

Questo primo giorno è stata la vera emozione per noi.

I bambini della Petite Section iniziamo a conoscerli: alcuni ci hanno già conquistati con la loro simpatia e il loro sorriso, sono belli e piccini, ma ci affezioneremo a loro col tempo.

La più grande emozione è vedere i bambini che fino a pochi mesi fa’ alle 8 si disponevano in cerchio nel cortile della scuola materna, col grembiulino rosso, a giocare, danzare e cantare del piccolo coniglio che salta o della scimmietta che ci sporca il vestitino, sedere per la prima volta tra i banchi della scuola elementare.

Tutti allineati, lunedì inno nazionale, poi in fila indiana, marcando il passo e cantando forte “je marche vite vite pour aller à l’école” (cammino veloce veloce per andare a scuola), si entra in classe: alle 8 già seduti, composti, a lavorare, tutti seri e concentrati (beh, quasi tutti!), e così belli nelle loro tenute blu da grandi.

Sembrano improvvisamente così cresciuti!

Poi però all’intervallo ti chiedono se puoi ancora prenderli in braccio, anche se sono già grandi: “Posso essere sempre il tuo bebé, tata Azzurra?”  Ma certo!! Stamattina mi eravate sembrati già così ometti e così donnine mentre copiavate intenti sui vostri quaderni quanto la maestra scriveva alla lavagna!   

E i più monelli dell’asilo ora se ne stanno lì tutti seri, ti fanno un sorriso, e poi subito testa china sul quaderno. L’anno scorso tra i migliori alunni della prima elementare ci sono stati i più birichini e scapestrati della scuola materna, contro ogni aspettativa.

Chissà come andrà quest’anno.. La maestra Vicky ci farà sapere.
E noi provvederemo a tenere aggiornati voi.


A presto! 

Azzurra 

















giovedì 11 luglio 2013

Pausa estiva al Villaggio Fraternitè!


L’anno scolastico è terminato anche nella scuola del Villaggio Fraternitè!

Il 22 Maggio è finito l'asilo, il 5 Giugno le elementari; il Centro d'Accoglienza invece continua ancora fino al 12 Luglio. Già adesso i bambini rimasti sono solo una trentina, perchè la maggior parte passano le vacanze nei villaggi d'origine, dai nonni o dai parenti. Quelli che sono ancora in città, li passiamo a prendere tutti i giorni dal lunedì al giovedì, a partire dalle ore 9 e li riaccompagniamo verso le 14. Quando arrivano giocano un po' su altalene e scivoli, poi fanno merenda e scendono nei locali del centro d'accoglienza, dove leggono libri, raccontano storie, disegnano, fanno attività varie, ripassano anche qualche materia ma sempre tutti insieme.

Durante la pausa estiva approfitteremo per effettuare piccoli lavori di ristrutturazione e mantenimento delle strutture. Inoltre, ci organizzeremo per ripartire al meglio a settembre con nuove attività e proposte.
Sì perchè a settembre con l’inizio del nuovo anno riapriremo le iscrizioni sia alla scuola che al Centro di Accoglienza e quindi ci saranno nuovi bambini che ci impegneremo ad aiutare a distanza.

Marina e Valentina







venerdì 19 aprile 2013

Il Centro d' Accoglienza

Il cuore di Villaggio Fraternitè è senza dubbio il centro d'accoglienza.

Molti bambini che frequentano la scuola hanno problemi economici e familiari, non avrebbero la possibilità di frequentare la scuola ed essere seguiti costantemente se non fossero stati accolti nella nostra struttura.
Attualmente il centro conta 92 bambini dai 3 ai 10 anni. Ci sono 3 maestre/educatrici che si occupano di loro, facendosi spesso carico di drammatiche situazione familiari caratterizzate da un'assenza di partecipazione da parte dei tutori dei bambini.

In particolare Villaggio Fraternité  si impegna a fornire sostegno scolastico, alimentare e sanitario grazie ai contributi dei sostenitori dell'ong AVAZ.

I bambini del centro non pagano la retta scolastica ed usufruiscono di servizi particolari;le attività del centro d'accoglienza si svolgono nel pomeriggio al termine delle lezioni; le maestre aiutano i bambini della scuola elementare a svolgere i compiti e recuperare qualche carenza nelle varie materie.

I bambini della materna si divertono, giocano, colorano, cantano e ballano fino allo sfinimento. Capita spesso di dover fronteggiare situazioni al limite nella cura dei nostri bambini ad esempio proprio la scorsa settimana un alunno della seconda elementare, Assako Henry, si è sentito male, aveva avuto la malaria durante le vacanze di Pasqua e purtroppo la nonna non ha avuto la possibilità di curarlo, la malattia è degenerata ed è svenuto a scuola. Le maestre sono intervenute immediatamente, Henry è stato accompagnato in ospedale dove lo hanno ricoverato d’urgenza e sottoposto ad un trattamento intensivo. Il sistema sanitario in Camerun è privato, se non paghi non ti curano, neanche se si tratta di un’emergenza come questa.

Per fortuna il Villaggio Fraternité ha tanti sostenitori che ci permettono di intervenire e farci carico delle spese sanitarie dei bambini del centro.

Henry è tornato a scuola e si sta rimettendo, ma situazioni come questa sono all’ordine del giorno.

Il Centro d’accoglienza offre quotidianamente un pasto completo ai 92 bambini e per molti di loro si tratta dell’unico pasto giornaliero, per questo ci impegniamo affinché  ci sia sempre della carne o del pesce nei menù.
Non è semplice mediare con le famiglie che spesso non hanno né la voglia né la possibilità di seguire questi bambini, e il nostro obiettivo non è quello di sostituirci a loro ma di cercare di renderli il più possibile partecipi nella loro crescita.

Claudia Busiello



 



giovedì 14 marzo 2013

Le nostre attività



Avaz Onlus - Associazione Volontari per lo Sviluppo dei Popoli


Missione

L’Associazione si propone come obiettivo di contribuire alla lotta contro ogni forma di povertà e di emarginazione e all’affermazione della dignità, dei diritti civili e sociali dell’uomo.


Panoramica società

Organismo non governativo riconosciuto idoneo dal MAE federato con Focsiv Volontari nel Mondo Associato alla Piattaforma delle ONG ITALIANE.


Descrizione

L’Avaz, è nata il 3 ottobre 1985, su iniziativa di un gruppo di persone impegnate nel sociale e spinte da un comune ideale di solidarietà: aiutare le popolazioni povere del mondo contribuendo alla promozione dello sviluppo e della pace.


Informazioni generali

L'Associazione è stata impegnata per più di venti anni nella Repubblica democratica del Congo nella zona del nord Kiwu. Attualmente è presente nella Repubblica del Camerun con il progetto "Villaggio Fraternitè" e a Roma gestisce la Bottega del Mondo "Popolinsieme" per la promozione del commercio equo e solidale.