Martina
Leto - Volontaria in Servizio Civile in Camerun.
Il
racconto a conclusione della sua esperienza di un anno, in cui ha dato il suo
prezioso contributo per le attività a Villaggio Fraternité
A VILLAGGIO
A
Villaggio le giornate iniziano presto, perché i bambini non dormono fino a
tardi, perché a scuola bisogna arrivare puntuali e se perdi il bus poi te la
devi fare a piedi. E allora, che ci sia fango o polvere a seconda della
stagione, si arriva a scuola tutti sporchi, l’uniforme blu acceso ormai rossa
di terra africana, e la maestra non sarà contenta. Per questo a partire dalla 6
e 30 sentiamo il vociare allegro dei bimbi, arrivati con i primi giri del bus.
La giornata non può iniziare in modo migliore.
A
Villaggio tutto cambia a seconda della stagione e del clima, la scuola ha tutto
un altro aspetto a seconda che ci sia la pioggia o il sole. Il sole qui in
Camerun, sull'Equatore, è abbagliante. Quando arriva, la sua luce è forte
e intensa, per me in principio difficile da sopportare senza occhiali da sole.
E non è solo il paesaggio a cambiare. Quando invece arrivano le
piogge, i ritmi cambiano. Le attività iniziano un po' più tardi e vengono
svolte più lentamente. Perché è l’acqua che fa da padrona per un po’. L’acqua
che inonda le strade, che scorre per Villaggio in veri e propri torrenti, acqua
che lava via la polvere e innaffia i campi. E allora aspettiamo che passi e
magari ci fermiamo a guardarla, incantati dalla musica che fa.
A
Villaggio non esiste il silenzio, esiste la tranquillità, la calma del mattino
presto e della sera, ma il silenzio non esiste. Perché anche quando la scuola
chiude e i bambini partono, quando i bus sono parcheggiati e la cucina ha
servito l’ultimo piatto, quando temporali e sole cocente non fanno più
risuonare le lamiere sul tetto, Villaggio è ancora vivo. Noi non siamo gli
unici suoi inquilini. Così verde e inserito proprio nella foresta, è abitato da
centinaia di specie diverse di insetti e uccelli e altre creature, e tutte ci
fanno sentire la loro voce a tutte le ore del giorno, ma soprattutto della
notte. Ci si addormenta con un dolce sottofondo di grilli, cicale e cinguettii;
a volte anche i versi di altri animali, da noi considerati quasi mitologici,
perché ancora non ne conosciamo la forma o l’aspetto.
A
Villaggio si sentono parlare tante lingue differenti, mai la stessa. Il
francese è senz'altro la lingua principale, e impararlo è stato
incredibilmente divertente. I collaboratori di Villaggio, abituati ad
accogliere volontari senza troppa padronanza ma con molto entusiasmo, hanno
imparato ad usare l’immaginazione quando noi cerchiamo di spiegarci,
soprattutto i primi tempi, e ti correggono e spiegano con pazienza, facendosi
però sfuggire ogni tanto qualche sincera risata per i nostri strafalcioni.
Il
Camerun è inoltre un paese bilingue, e oltre ad utilizzarlo nelle classi, non è
raro sentire i bambini cantare l’inno nazionale al mattino, o recitare poesie e
filastrocche in inglese. Tutti sanno che il bilinguismo è un dono. Tra noi
espatriati parliamo naturalmente italiano, ma l’Italia da nord a sud è
rappresentata nella nostra casa e le differenze linguistiche ci divertono anche
di più del nostro francese. I locali tra di loro parlano più frequentemente il
bulu, la musicale lingua dell’etnia del sud, ma per ora noi siamo limitati al
francese, magari un giorno…
A
Villaggio i protagonisti indiscussi sono i bambini. Quando non ci sono qui
manca l’energia, la vita stessa di questa scuola. I bambini di Villaggio
hanno dai 3 ai 14 anni, la nostra scuola comprende la materna e la scuola
elementare. Con i bambini non ci si annoia mai, sono pieni di idee e sempre
divertiti dalla nostra presenza, che sia il nostro strano aspetto o il nostro
francese bizzarro, ma non ti giudicano e non ti prendono in giro. I bambini di
Villaggio sono disciplinati e attenti un momento e il momento dopo pieni di
energie e giocosi, ma questo perché sono solo bambini, diversi in niente dai
bambini italiani o di qualsiasi altra parte del mondo, hanno gli stessi sogni e
la stessa sincerità.
A
Villaggio ho imparato la collaborazione, la cooperazione. A Villaggio ho potuto
sperimentare che tutti, esperienza o meno, diplomi o meno, possono portare un
grosso contributo ad un progetto, secondo le proprie qualità e che è così che
scopri qualcosa di te stesso. A Villaggio ho conosciuto tante persone, imparato
una lingua, assaggiato una cultura, approfondito un mestiere, stretto delle
amicizie, giocato con i bambini, messo alla prova le mie capacità e tanto
altro. Posso solo sperare di aver anche lasciato qualcosa, a Villaggio.
Martina
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