mercoledì 30 settembre 2015

30 anni d'impegno: l'esperienza di Carla (socio storico di Avaz)

1985…. Sembra ieri, ma sono trascorsi 30 anni da quando l’AVAZ ha iniziato i suoi primi passi e per me raccontare questo periodo è particolarmente commovente perché dovrei confidare una “bella fetta” della mia vita ed i tanti momenti emozionanti e coinvolgenti che mi hanno reso la donna che sono.
Proverò a raccontare quest’avventura parlando delle persone che l’hanno permessa e che con me l’hanno vissuta.
Primo tra tutti P. Paolo: se lui non si fosse lasciato travolgere dalla missione ad gentes, se non avesse lasciato la comodità del suo essere sacerdote qui a Roma, noi non saremmo partiti con lui in questo viaggio meraviglioso per e con i fratelli africani.
Poi i miei genitori: se non avessero vinto le loro paure (come li capisco oggi che sono mamma!), se non si fossero fidati di questa figlia che chiedeva di trascorrere le vacanze da P. Paolo, se non fossero stati così fieri del mio impegno…. Quando sono andata con Andrea a Nyamilima per la prima volta, ricordo il mio stupore nel contare i soldi che papà mi consegnava per il viaggio. Lavorava solo lui a casa, si facevano tanti sacrifici per “arrivare a fine mese” ed io non avrei avuto bisogno di nulla, ero ospite da P. Paolo, avrei solo voluto comprare dei ricordi per chi amavo, ma papà mi disse: “Lasciali a P. Paolo”. Era il suo modo silenzioso di dirmi che condivideva quello che stavo facendo.
Quando nel 2007 son andata con Ernesto “alla scoperta del Camerun”, papà non c’era già più ed io lasciavo a casa Andrea con le nostre bambine. Per molti ero una folle, per mamma un’incosciente della quale però appoggiava ogni giorno la scelta, avendo mille attenzioni per la mia famiglia durante la mia assenza.
Quanto sarebbe stata fiera di questo traguardo dell’AVAZ la mia mamma….
Presenza indimenticabile di questi anni, i bambini africani: splendidi, sorridenti, sporchi, malnutriti, generosi, affamati, curiosi…
Sarebbe infinito raccontare i ricordi: le bambine che toccavano estasiate i miei capelli lunghi, le mani appiccicose mentre si dividevano una caramella, la paura di farsi fotografare, il loro seguirti ovunque…e poi Marta. Un minuscolo esserino di pochi giorni che entrava nella mia mano, senza la forza neanche di piangere, solo due enormi occhi che chiedevano di avere un futuro.
Un dono averla accudita per qualche giorno, un dono saperla grande, un dono averla nel cuore quando guardavo le cosce cicciotte delle mie bambine.
Le mie bambine, ormai ragazze, un pensiero anche a loro.
Il mio impegno con e per l’AVAZ ha tolto loro la mamma per tante sere, ha distratto la mia attenzione dalle loro esigenze in più di un’occasione, ma spero che nel loro cuore possa germogliare e crescere la bellezza della generosità, della gratuità, della gioia del dare.
Quando era piccola Livia scrisse su un compito che il suo papà usciva la sera per dare da mangiare a tutti i bambini del mondo; ecco vorrei che le mie “due gioie” conservassero la capacità di sognare, di credere che con l’impegno di ognuno tutto può diventare possibile, che la follia dell’amore è sempre vincente…vorrei che l’impegno mio e di Andrea per l’AVAZ avesse insegnato loro questo.
Poi i compagni e gli amici dell’AVAZ: per ognuno di loro ho nel cuore un ricordo speciale.
Mille momenti vissuti insieme, la fatica, le discussioni, i viaggi, le risate, i dolori condivisi; siamo diventati grandi insieme ed insieme abbiamo acquisito consapevolezza dell’importanza del nostro impegno.
Alcuni amici ci hanno lasciato troppo presto, ma con noi è rimasta la loro saggezza, il loro entusiasmo, l’amore che ci hanno trasmesso nello stare insieme.
Sono qui con noi a festeggiare i 30 anni dell’AVAZ, lo so, lo sento.
Ultima presenza costante in questi anni, ma non certamente ultimo per importanza, Andrea.
Eravamo giovani, innamorati, idealisti….oggi siamo una famiglia felice che ha un legame speciale con l’AVAZ: credo che se è così bello amarsi, se dopo tanti anni è ogni giorno un dono stare insieme, se le inevitabili incomprensioni non ci hanno mai allontanato, è solo perché il nostro amore non è mai stato chiuso in se stesso, non si è mai accontentato di stare bene in due, ma in due ci siamo sempre “messi in gioco” per gli altri.
P. Paolo ci ha accolti fidanzati a Nyamilima: due ragazzi che pensavano di “sapere tutto” e di “poter solo dare”…oggi a distanza di 30 anni, grazie anche all’AVAZ, siamo una famiglia che si pone mille domande, che ha ricevuto molto più di ciò che ha dato, che crede fermamente nella solidarietà e nell’accoglienza.
Tornerò in Africa e vorrei andarci con tutta la mia famiglia perché i bambini africani possano “rubare il cuore” anche alle mie ragazze e perché vorrei guardare uno degli splendidi tramonti africani abbracciata ad Andrea.

Buon compleanno cara AVAZ, hai fatto un grande cammino, ma tante sfide ti attendono, tanti progetti devono essere realizzati, tanti bambini hanno bisogno di te…quindi amici contagiamoci l’un l’altro con l’entusiasmo, la generosità, l’impegno. Io continuerò ad esserci.


Carla

martedì 29 settembre 2015

30 anni d'impegno - l'esperienza di Roberto (Ufficio Progetti)

La mia prima esperienza in terra d’Africa  ha lasciato un segno indelebile nella mia vita, facendomi riscoprire modi di vivere e valori ormai perduti nel nostro paese. 
Ricordo che, nel 1990, l’Avaz iniziò la realizzazione di un ospedale nella Repubblica Democratica del Congo e decise di inviare sul posto quattro volontari: Roberto Farroni - ovvero il sottoscritto -, Andrea Viola , Carla Cimei e Cristina Manzaro. Io e Andrea, in qualità di ingegneri,  avevamo  il compito di effettuare i rilievi del terreno, gli scavi e la realizzazione delle fondazioni.  
Così, con l’aiuto di Carla e Cristina, demmo inizio ai lavori. Passavano i giorni e notavo come, insieme agli operai, frotte di bambini si aggiravano per il cantiere, come incuriositi.  Un giorno, facendosi coraggio, ci chiesero se avessero potuto dare il loro contributo, magari portando una piccola pietra. Questo gesto spontaneo mi sorprese e allo stesso tempo mi fece capire l’importanza che questi piccoli davano all’opera che stavamo realizzando. 
Un altro giorno, mentre procedevamo al getto delle fondazioni, assistetti ad una scena che mi toccò nel profondo: su un muretto, c’era una fila di bambini sorridenti seduti l’uno accanto all’altro. Il primo della fila aveva un tubero di manioca in mano e ad un certo punto iniziò a dividerlo in tanti pezzi.  Il primo  lo porse ad un compagno privo di braccia e poi a seguire a tutti gli altri. Questi episodi e molte altre esperienze personali mi hanno spinto a mettere a disposizione dell’associazione le mie competenze e ad assumere l’incarico di responsabile dell’ufficio progetti, con la speranza che il mio lavoro possa contribuire a migliorare le condizioni di vita di quei bambini e delle loro famiglie.


Roberto

30 anni d'impegno - l'esperienza di Annalisa (Bottega Popolinsieme)

Tutto è cominciato tanti anni fa, quando ho scoperto la Bottega e ne sono diventata cliente. Mi è sempre piaciuto entrare lì dentro: era un po' come entrare in un mondo diverso, dove tutto sapeva di buono. E non mi riferisco solo ai sapori: parlo di un modo di vedere le cose e di viverle che va oltre l'apparenza, oltre tutto quello che cercano di importi come giusto, necessario, indispensabile. Le parole "solidale", "equo" hanno cominciato ad entrare nel mio modo di concepire i fatti, di leggere le informazioni provenienti dall'esterno, di valutare le scelte da fare quotidianamente.
Mi piaceva molto la laicità del progetto: per me che venivo da una realtà parrocchiale, accorgermi che fuori da essa qualcuno aveva concepito percorsi di solidarietà, di attenzione verso il prossimo, era come scoprire di poter uscire da quelle mura mantenendo uno stile, una coerenza e alcuni principi che condividevo.
Nel tempo, da cliente, sono diventata volontaria, quindi responsabile della Bottega.
E' un'esperienza cominciata solo da qualche mese che da subito mi ha completamente assorbita e coinvolta. Ho incontrato le volontarie storiche ed avuto la possibilità di accogliere le nuove: sono tutte signore che possono insegnarmi tanto, come donne - capaci sempre di guadare avanti, di mettersi in gioco e non chiudersi nel proprio piccolo universo - e come persone, che credono nella verità più semplice di tutte: le grandi imprese sono il risultato dei piccoli contributi di ciascuno.
Così ispirata, procedo in questa avventura, affiancata da persone che sanno supportarmi, ferma nella convinzione che un mondo più giusto può e deve esistere e che tanto è determinato dalle nostre scelte, per quanto piccole e individuali.


Annalisa