Ebbene sì, ho un bambino preferito. Mi fa strano
scriverlo. Non sono tipo da preferenze, sono stata cresciuta da genitori che
hanno amato me e i miei fratelli in maniera eguale, non sono mai stata la
preferita della maestra, né la più simpatica tra i miei amici.
Una delle prime mattine qui al
Villaggio Fraternité, sono arrivata alla materna prima dell’orario di inizio della scuola, quando i bambini vivono un momento di animazione nel cortile dei giochi.
Dopo una rapida messa a fuoco sono rimasta colpita da un bambino che al richiamo della maestra, mentre tutti gli altri
cantavano e ballavano, non aveva avuto nessuna
reazione. Se ne stava lì, perso nei suoi pensieri, lontano da tutto quello che
lo circondava.
Da quel momento è diventato il mio bambino preferito.
Sempre in quel momento, però, decisi che non avrei mai manifestato a lui o agli
altri bambini questa preferenza; non farò eccezione nemmeno con voi, quindi
perdonatemi se non scriverò il suo nome né allegherò una sua foto.
All’epoca il piccolo aveva 3
anni e, anche se in quel periodo ho trascorso molto tempo con i bimbi durante
la ricreazione e la merenda, lui non si è mai
avvicinato a me. Per qualche mese non ho saputo nemmeno il suo nome. Gli
ho sorriso più volte, così come faccio con tutti, ma lui ha sempre distolto lo sguardo. Non è
mai venuto a salutarmi come gli altri quando mi
vedevano arrivare. Molto timido, parlava con gli amichetti solo quando
si avvicinavano per giocare.
Ma nel
tempo piano piano qualcosa è cambiato e ho visto i suoi progressi. Tra
la fine del vecchio anno scolastico e
l’inizio del nuovo ha iniziato ad aprirsi: ora sorride,
interagisce e partecipa alle attività di gruppo. Sta prendendo confidenza con
il francese (in casa spesso si parla solo il dialetto locale) e questo gli
permette di lasciarsi coinvolgere dalle lezioni e dai giochi. E’ diventato
amico di Carlo, l’altro volontario in servizio civile; quando lo vede gli corre
incontro, gli sorride, gli stringe la mano.
E io? Beh, io ho continuato a
giocare con tutti i bambini che lo
desideravano, senza forzarli. Lui non mi ha mai rivolto la parola… fino a
qualche giorno fa. Un pomeriggio, mentre davo una mano al Centro d’accoglienza e distribuivo i disegni da colorare tratti da un
cartone animato che avevamo guardato tutti
insieme, è accaduto qualcosa. I bimbi erano
tutti al loro posto e io passavo tra i tavoli
con i fogli e i pastelli. Arrivata al suo banco
ho consegnato anche a lui alcuni pastelli e mi sono mossa verso il tavolo successivo quando
una vocina flebile mi ha bloccato:
“Mercì Tata Clodia”...Grazie a te, piccolo mio,
che mi hai scaldato il cuore.
Claudia
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.